venerdì 30 maggio 2008

AUMENTO STIPENDIO MENSILE CAPIGRUPPO REGIONALI E CONTEMPORANEO MACIGNO SULLE FAMIGLIE PIU' POVERE CALABRESI

Nel mentre i dati dell’Eurispes ci evidenziano in Calabria la presenza di 100.000 occupati poveri e di 250.000 famiglie che vivono il disagio sociale ed a fronte di un’indennità mensile percepita dai singoli consiglieri regionali, che risulta fra le più alte d’Italia, nel silenzio assordante dell’opposizione, nella giornata di ieri, il Consiglio ha approvato un emendamento alla legge finanziaria regionale con il quale è stato attribuito ai capigruppo consiliari (attualmente ben 10!) un aumento di circa 1.300 euro mensili.
Proprio questo consiglio regionale calabrese, il più inquisito d’Italia, che ha sopportato costi esorbitanti per il funzionamento delle sue strutture speciali, soltanto oggi ridimensionate, autopremia lautamente i suoi capigruppo e contemporaneamente colpisce le famiglie meno abbienti con l’abrogazione della modulazione per fasce di reddito dell’addizionale IRPEF regionale. L’ulteriore penalizzazione per i cittadini calabresi viene giustificata dalla necessità di coprire parte del disavanzo della spesa sanitaria relativo al 2007 (116 milioni di euro) causato da disorganizzazione, sperperi e mancanza di adeguati controlli, segnalati anche dalle speciali Commissioni ministeriali ed ai quali le varie Giunte regionali non hanno ancora posto alcun rimedio.
Certamente saranno soddisfatti Bova e Loiero, ma mi domando se analoga soddisfazione potranno avere i cittadini calabresi quando si renderanno conto dell’ennesimo danno subito da coloro che si ostinano, nonostante tutto, a continuare a gestire la vita di questa Regione.

On. Angela NAPOLI

Taurianova, 30 maggio 2008

L'interrogazione sulla carenza di Magistrati in Calabria

Al Ministro della Giustizia
Per sapere – Premesso che:

- dai dati pubblicati il 19 maggio 2008 su “Il sole 24 Ore” si rileva che la Calabria e la Sicilia hanno i maggiori problemi relativi alla carenza di organici di Magistrati;

- le Procure di queste due Regioni sono quelle con maggiori carichi di lavoro, a causa delle presenza di un alta densità mafiosa;

- in particolare in Calabria la Procura di Palmi (R.C.) ha una vacanza di 4 Magistrati su un organico di 10; a Crotone l’organico prevede 6 Magistrati e attualmente mancano 2; a Vibo Valentia su 6 previsti mancano 2; a Catanzaro su 18 previsti mancano 5; a Locri sugli 8 previsti mancano 2; a Rossano su 4 previsti manca 1; a Paola su 6 previsti ne manca 1; a Reggio Calabria su 24 previsti ne manca 1; a Cosenza su 12 previsti ne manca 1;

- il quadro presentato rischia di aggravarsi a causa delle norme contenute nel nuovo ordinamento giudiziario;

- ancora più in particolare va segnalata la situazione della Procura di Palmi, le cui competenze abbracciano ben 34 Comuni della fascia tirrenica reggina, con una popolazione di oltre 180 mila abitanti, e tra i più coinvolti dalla presenza di pericolose cosche della ‘ndrangheta e dagli interessi che ruotano attorno al Porto di Gioia Tauro;

- la mancanza degli incentivi non incoraggia il trasferimento a domanda verso le Procure del Sud:

- quali urgenti iniziative intenda assumere per sanare la problematica relativa ai vuoti di organici della Magistratura nelle zone più “a rischio” del territorio nazionale ed, in particolare, di quello calabrese.

On. Angela NAPOLI

Roma 29 maggio 2008

mercoledì 28 maggio 2008

La gratitudine per la cattura del latitante Nirta e la proposta di abolizione del "patteggiamento in appello" per i mafiosi

La grande ed infaticabile attività delle Forze dell’Ordine calabresi, alle quali va il sentimento di sincera gratitudine , sta garantendo alla giustizia pericolosi latitanti della ‘ndrangheta. Alcuni giorni fa i Carabinieri di Locri (R.C.) hanno catturato il latitante Giuseppe Nirta, capo dell’omonima cosca di San Luca ed inserito nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi del Ministero dell’interno . La scorsa notte, gli uomini della Squadra Mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Siderno hanno catturato, in località vicino a San Luca, Antonio Romeo, presunto affiliato alla ’ndrangheta ed anche lui inserito tra i 100 latitanti più pericolosi.
Questi grandi risultati nel contrasto alla ‘ndrangheta che continuano ad essere conseguiti dalle Forze dell’Ordine, non possono non evidenziare il raffronto che, sempre in questi giorni, siamo costretti a fare nel constatare lo sconsiderevole uso del cd “ patteggiamento in appello” che sta portando alla scarcerazione, seppur sotto forma di “domiciliari”, di noti boss della ‘ndrangheta.
Non si potrà mai garantire l’efficacia del contrasto alla criminalità organizzata, se i boss non espieranno fino all’ultimo giorno la condanna loro inflitta. Non credo che si possa rimanere impassibili di fronte all’assegnazione dei domiciliari, avvenuta appunto grazie al ricorso del cd “patteggiamento in appello” di Pantaleone e di Ciccio Mancuso, proprio nel mentre si sta svolgendo il secondo grado del processo “Dinasty -Affari di famiglia”, che li aveva visti condannati per mafia in primo grado.
Prendo atto che il Governo nel “Pacchetto sicurezza”, recentemente varato, ha proposto finalmente l’abolizione, per reati mafiosi, della possibilità di ricorso al cd “patteggiamento in appello” , cosi come da me stessa proposto con l’Atto Camera n. 1085 del 20 maggio 2008. Occorre ora, con la massima urgenza, che il Parlamento tutto converta in legge la proposta governativa, al fine di non consentire che i mafiosi possano godere di benefici, che ritengo assolutamente loro non dovuti, anche alla luce del potere che le varie ‘ndrine stanno continuando ad usurpare, soprattutto in Calabria.

On. Angela NAPOLI
Componente Commissione Giustizia

Roma 28 maggio 2008

La necessità di una politica sulla tutela e sui diritti dei minori

Raccolgo l’appello lanciato dal dottor Antonio Marziale, Presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, rilevando che in Italia c’è ancora scarsa incisività della politica sulla tutela e sui diritti dei minori. Se è pur vero che, a mio avviso, su questo tema servirebbe una Legge-quadro, non mi posso esimere dall’evidenziare le carenze che, nel merito, ci sono anche nel “Pacchetto sicurezza” varato dal Governo nei giorni scorsi.
Purtroppo quanto siamo costretti a registrare in Italia, pressoché quotidianamente, vede proprio i minori essere oggetto di bullismo, violenze, pedofilia, scomparse, uso indiscriminato per traffici illeciti e delitti. Occorre, quindi, da parte del legislatore, una maggiore responsabilità per tutelare tutti i minori, soggetti deboli della nostra società.

On. Angela NAPOLI

Roma 28 maggio 2008

martedì 27 maggio 2008

L'interrogazione sulla diga sull'Esaro

Ai Ministri delle Infrastrutture e Trasporti, dell’Ambiente tutela del Territorio e del Mare e della Giustizia –
Per sapere – Premesso che:

- agli inizi degli anni '80 il Consiglio di Amministrazione dell'ex Cassa per il Mezzogiorno, poi Agensud, ha affidato i lavori della diga sull'Esaro (Cosenza) al raggruppamento di imprese Lodigiani, Italstradale, Del Favero, per una iniziale spesa prevista di 75 miliardi e 809 milioni di vecchie lire;
- oltre alle procedure d'appalto l'Agensud ha gestito anche l'esame e l'approvazione delle perizie affidandone successivamente la concessione al consorzio di bonifica Sibari-Valle Crati;
- i lavori di costruzione sono stati appaltati il 31 maggio 1982 con il consenso di tutti gli enti locali interessati;
- i lavori sono andati avanti a rilento anche perché gli enti locali interessati hanno poi dimostrato nel merito atteggiamenti incoerenti, giacché non era stata definita la parte di territorio che avrebbe ricevuto beneficio dalla costruzione della diga sull'Esaro;
- nel mese di dicembre del 1987, in seguito ad un movimento franoso sulla sponda sinistra della diga, sono stati sospesi i lavori in una parte del cantiere e circa 300 lavoratori sono stati posti in cassa integrazione;
- le indagini sull'evento franoso hanno iniziato a far intravedere l'errore progettuale della diga stessa;
- nel frattempo, però, la Società Lodigiani ottiene dallo Stato 36 miliardi di vecchie lire quale indennizzo per fermo cantiere, senza che siano stati individuati i responsabili dell'iniziale “errore progettuale”;
- nel frattempo il raggruppamento di imprese affidatario dei lavori della diga sull'Esaro ha continuato a detenere la titolarità dell'appalto che già nei primi mesi del '92 aveva raggiunto la cifra di 745 miliardi di vecchie lire ai quali bisognerebbe aggiungere gli altri 350 miliardi per la realizzazione dei canali di gronda;
- nel gennaio del 1992 in un comunicato stampa la Cgil ha denunziato le “ignobili e senz'altro interessate pressioni politiche sulla struttura tecnica dell'Agensud da personaggi politici ben collegati ai molto discussi potentati politici dei ministri meridionali, che vorrebbero ad ogni costo, l'approvazione immediata di perizie di adeguamento del progetto iniziale, proponendo espedienti e improbabili confuse procedure amministrative prevalentemente in contrasto con l'impostazione legislativa e le regole correnti”;
- dall'apertura di una relativa inchiesta giudiziaria nell'ottobre del 1993 è stato emesso un ordine di custodia cautelare a carico del commissario del Consorzio di bonifica con l'accusa della richiesta, rivolta alla Lodigiani, di ben 5 miliardi di vecchie lire per conto di un non definito gruppo politico;
- l'inchiesta giudiziaria fa anche emergere che la citata frana sarebbe stata creata proprio per ottenere il finanziamento di 36 miliardi di vecchie lire;
- in questa fosca vicenda sono entrati in gioco anche altri personaggi esterni al di fuori dell'affare e che, secondo l'accusa, si sono rivolti alla Lodigiani per avere qualche centinaio di milioni “al fine di non ostacolare i lavori della diga”;
- dopo un annoso blocco dei lavori, grazie ad un accordo quadro con il Governo nazionale e con i finanziamenti del Cipe, nel 2002, si è rimessa faticosamente in moto la macchina della diga dell'Esaro;
- nel mese di ottobre 2005, l' Assessore regionale calabrese ai Lavori Pubblici ha incontrato i Sindaci dei Comuni della Valle dell'Esaro ed ha loro garantito la definizione della problematicità della diga, i cui lavoratori erano già stati posti in discussione;
- sempre nell’ottobre del 2005 la Regione Calabria ha varato 78 milioni di euro per l’Invaso;
- ciò nonostante nel febbraio 2006, dopo che negli anni si è andati avanti disperdendo miliardi ed alimentando speranze, centosessanta padri di famiglia sono stati gettati in mezzo ad una strada dalla ditta “Torno”, società che aveva in gestione l'appalto da parte della Sorical (oggi posta sotto indagine giudiziaria), azienda partecipata della Calabria che gestisce le risorse e le strutture idriche della Regione;
- nel mese di marzo 2008 si è avuta notizia della avvenuta formalizzazione dell’accordo del ramo d’azienda da “Torno” ad “Impresa SpA” e che i lavori della vasca di dissipazione sarebbero stati immediatamente subappaltati ad una piccola impresa del cosentino e ad un consorzio locale;
- oggi nessuno è in grado di dire come e se proseguiranno i lavori di quello che dovrebbe essere il più grande Invaso europeo ed i pochi lavoratori rimasti (una ventina circa) non ricevono stipendio da circa tre mesi ed hanno deciso di attuare forme di protesta per cercare di avere chiarezza sul futuro della Diga;
- sono stati espropriati i terreni migliori di quel territorio, è stato frenato lo sviluppo dello stesso, sono state create false aspettative occupazionali e sono stati inutilmente sperperati milioni di euro senza sapere ancora oggi in mano di chi gli stessi euro sono finiti:
- quali siano gli interventi necessari ed urgenti che intendano porre in essere, per le relative parti di competenza, al fine di accertare la storia della diga dell'Esaro ed approfondire il relativo sperpero di denaro pubblico;
- se non ritengano, altresì, di attivarsi perché sia definita la situazione sulla costruzione della diga dell'Esaro, opera strategica per la Calabria e per l’intero sistema delle acque regionali.

On. Angela NAPOLI

Roma 27 maggio 2008

giovedì 22 maggio 2008

L'interrogazione sui Testimoni di Giustizia

Al Ministro dell’Interno - Per sapere – Premesso che:
- nella giornata del 20 maggio 2008 quattro testimoni di giustizia, Carmelina, Salvatore, Rosa e Maria Castiglione, appartenenti ad un unico nucleo familiare, originari di Strongoli (KR), hanno manifestato davanti la sede del Ministero dell’Interno, perché si considerano “abbandonati e penalizzati “ dallo Stato;

- negli ultimi mesi si è ampliata la protesta da parte di altri testimoni di giustizia, Giuseppe Masciari, Giuseppe Grasso, Francesca Franzè, Nello Ruello, tutti testimoni in importanti processi contro uomini della ‘ndrangheta;

- le citate proteste impongono la rivisitazione delle norme vigenti in materia nonché la soluzione delle problematiche che investono e che sono denunziate dalla quasi totalità dei testimoni di giustizia, che alla data del 30 aprile 2007, risultano soltanto 71;

- il Primo Comitato della Commissione Parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare nella XV^ legislatura ha svolto un’attività d’inchiesta sui testimoni di giustizia e si è fatto promotore di una relazione, approvata all’unanimità, con la quale, dopo aver elencato le problematiche e gli aspetti critici che sono stati rappresentati con maggiore frequenza dai vari testimoni di giustizia auditi, ha proposto al Parlamento una riforma del sistema;

- tra i principali punti di criticità evidenziati sono apparsi prioritari, proprio quelli oggetto delle varie proteste di questi ultimi mesi, ossia le difficoltà riscontrate nel reinserimento nel contesto socio-lavorativo, l’inadeguatezza delle misure di protezione, le difficoltà nell’accesso alle agevolazioni bancarie, l’impossibilità di fare stabile affidamento sull’ausilio di professionisti, di tecnici, ovvero di veri e propri consulenti e, quindi, le condizioni di isolamento nelle quali vengono a ritrovarsi pressoché tutti i testimoni di giustizia ed i loro familiari:

- quali urgenti iniziative, anche di carattere normativo, intenda attuare per garantire tutti i testimoni di giustizia ed incentivare le testimonianze delle persone offese dai vari reati commessi dalla criminalità organizzata;

- in particolare, di quali elementi propositivi contenuti nella “Relazione sui Testimoni di Giustizia”, approvata dalla Commissione Antimafia nella seduta del 19 febbraio 2008 e trasmessa al Parlamento, intende avvalersi affinché vengano garantiti tutti i testimoni di giustizia.

On. Angela NAPOLI

Roma 22 maggio 2008

mercoledì 21 maggio 2008

Interrogazione sulla scarcerazione del boss Pantaleone Mancuso

Al ministro della giustizia - Per sapere – Premesso che:

- nei giorni scorsi, avvalendosi del cd. “patteggiamento in appello”, è stato scarcerato Pantaleone Mancuso, uno dei boss del clan di Limbadi (VV);

- Pantaleone Mancuso era stato arrestato nell’ottobre del 2003, insieme ad altri capi e gregari del clan di Limbadi, grazie all’operazione Dinasty - Affari di famiglia, grande intervento antimafia sul territorio vibonese, con il coinvolgimento di sessantadue indagati e che, per la prima volta, ha assestato un duro colpo alle cosche dei Mancuso, tra le maggiori e più pericolose della ‘ndrangheta calabrese;

- Già nel dicembre del 2005, l’interrogante con atto ispettivo n. 4-18891, aveva denunziato la strana vicenda del boss Pantaleone Mancuso, il quale nel mentre si trovava sottoposto alla misura cautelare in carcere presso la Casa Circondariale di Tolmezzo, grazie ad alcune perizie mediche, era stato ricoverato presso il reparto di cardiologia dell’Ospedale Civile di Vibo Valentia, con l’aggiunta di un autorizzazione a recarsi presso uno studio odontoiatrico privato della stessa città e senza previsione alcuna dei tempi di durata del ricovero, per eseguire l’intervento ritenuto indispensabile dal perito d’ufficio; il tutto mentre nella stessa città di Vibo Valentia si stava svolgendo proprio il processo giudiziario che vedeva il boss tra gli imputati più importanti e pericolosi;

- Nel luglio del 2003 l’interrogante, con atto ispettivo n. 4-06982, aveva denunziato l’avvenuto dissequestro, per “sospettosi cavilli” dei beni riconducibili allo stesso boss Mancuso, per un valore complessivo di due milioni e mezzo di euro;

- Pantaleone Mancuso è, però, solo l’ultimo dei boss della ‘ndrangheta che si avvale del cd. “patteggiamento in appello”, non solo per diminuire la pena inflitta in primo grado, ma per beneficiare della scarcerazione:

- Quali urgenti iniziative di carattere normativo intenda assumere per evitare casi quale quello del boss Pantaleone Mancuso, e rendere così efficace il contrasto alla criminalità organizzata.

On. Angela NAPOLI

Roma 21 Maggio 2008

martedì 20 maggio 2008

La Proposta di Legge per l'abolizione del concordato in appello

L’uso “sconsiderato” del cd. “patteggiamento in appello”, dopo la sentenza di condanna di 1° per associazione mafiosa, da parte di noti boss della criminalità organizzata, molti dei quali appartenenti alla ‘ndrangheta, rendono necessaria l’abolizione di tale norma. Per tale motivo l’on. Angela NAPOLI (Popolo della Libertà) ha presentato, in data odierna, la proposta di legge inerente l’abolizione del concordato in appello per i delitti di criminalità organizzata e contro lo Stato, come di seguito riportata.

PROPOSTA DI LEGGE
d’iniziativa del deputato Angela NAPOLI

“Abolizione del concordato in appello per i delitti
di criminalità organizzata e contro lo Stato”

Onorevoli Colleghi ! – Il sistema penale italiano necessità di interventi utili ad offrire risposte ai problemi più urgenti e ad alcuni guasti causati da precedenti scelte legislative che hanno finito per incidere negativamente al contrasto nei confronti della criminalità organizzata.
L’uso “sconsiderato” del cd. “patteggiamento in appello” , dopo la sentenza di condanna di primo grado per associazione mafiosa da parte di noti boss della criminalità organizzata impone l’urgente abolizione di tale norma.
Le modifiche al cd. istituto del “concordato in appello, traggono necessità dal ricorso eccessivamente frequente e disinvolto al predetto istituto per favorire la deflazizione dei procedimenti di secondo grado . La definizione del procedimento in forma camerale, senza formalità e sulla base di una sorta di “patteggiamento “ tra le parti pubblica e private, esonera infatti il giudicante dalla trattazione del procedimento stesso, dalla eventuale riapertura dell’istruttoria dibattimentale e, conclusivamente, anche dall’obbligo di estendere la motivazione del provvedimento (rectius: sentenza) in forma ampia ed articolata essendo invece sufficiente un mero richiamo alla legittimità della richiesta. Il sistema attuale non prevede neppure un sindacato del giudice d’appello sulla congruità della pena, così come invece previsto per il procedimento ex art. 444 c.p.p.
E’ successo cosi che, la mancanza di un limite sanzionatorio e/o per tipologie di reati, abbia consentito anche a taluni procedimenti per gravi reati, di essere definiti sì rapidamente, ma altresì con sanzioni sproporzionate rispetto alla gravità stessa delle fattispecie contestate e per cui vi era stata condanna in primo grado.
Si rende, pertanto, necessaria la presente modifica che interviene sotto un duplice aspetto. In primo luogo esclude dalla possibilità di accedere al beneficio – mediante la rinuncia all’appello ed il concordato sulla pena - due tipologie di reati: quelli di cui all’art. 51 comma 3 bis c.p.p., ovvero i cd. “delitti di criminalità organizzata”, quelli per cui vi è competenza espressamente attribuita alla Direzione Distrettuale Antimafia (ed alla D.N.A. quanto al coordinamento delle stesse indagini); in secondo luogo i delitti contro la personalità dello Stato tra cui le fattispecie di associazione sovversiva
(art. 270 c.p.), associazione con finalità di terrorismo (art. 270 bis c.p.), banda armata (art. 306 c.p.) ecc.

Art. 1

All’art. 599 del Codice di procedura penale, dopo il comma 4 è aggiunto il seguente comma:

“4 bis) Il concordato sull’accoglimento in tutto o in parte dei motivi di appello di cui al comma 4 del presente articolo è precluso per i delitti di cui all’art. 51 comma 3 bis c.p.p. (per i delitti di cui al Libro Secondo, Titolo I, del Codice Penale)”.

On. Angela NAPOLI

Roma 20 maggio 2008

domenica 18 maggio 2008

SICUREZZA: LA CALABRIA DEVE DIVENTARE PARTE INTEGRANTE DELL'ITALIA

L’immigrazione clandestina sta minando sicuramente la sicurezza dei cittadini ed è, pertanto, indispensabile intervenire celermente con regole ferme, per allentare la paura che, in particolare negli ultimi anni, ha coinvolto gli Italiani. Ed è quanto si sta apprestando a fare il nuovo Governo Berlusconi. Sento però di segnalare l’attenzione, proprio in termini di “sicurezza”, che richiederebbe anche la nostra Calabria. Mi è, infatti, sembrato che si stia guardando alla situazione del centro – nord, trascurando ciò che accade in Calabria. Secondo i dati de “Il Sole 24Ore” di alcuni giorni fa, Crotone è in testa per tasso di clandestinità e Reggio Calabria e Cosenza rientrano nelle prime dieci, sempre per presenza di clandestini.
Non v’è dubbio che la Calabria andrebbe osservata anche in questo settore, tenendo conto che l’immigrazione clandestina oltre allo sfruttamento nel lavoro, diventa facile preda della criminalità.
Ma ciò che mi preoccupa maggiormente è la sottovalutazione, a livello governativo, della situazione vissuta dalla Calabria a causa dello strapotere dilagante della ‘ndrangheta.
Nel reggino, nel crotonese e nel lametino sono in atto sanguinose faide tra le cosche per la ricerca di nuovi equilibri e per il dominio del territorio. Nonostante questa recrudescenza mafiosa, i calabresi sono costretti a registrare revoche del regime del 41 bis per noti boss, l’uso dilagante del “patteggiamento in appello” per persone condannate in primo grado per associazione mafiosa. Proprio due giorni fa è stato scarcerato Pantaleone Mancuso, boss del clan di Limbadi, condannato a dieci anni in primo grado per associazione mafiosa. Non parliamo poi delle “scarcerazioni facili” di criminali che imperversano sul territorio calabrese con preoccupanti azioni estorsive e intimidatorie.
La spudoratezza della ‘ndrangheta porta persino le donne di San Luca, in occasione della manifestazione della “Gerbera gialla”, a manifestare contro i giudici o, come avvenuto nello stadio di Crotone, ad innalzare striscioni per manifestare solidarietà a presunti mafiosi.
Le Forze dell’Ordine e buona parte della Magistratura calabrese stanno conseguendo brillanti risultati nel contrasto alla ‘ndrangheta, ma non è sufficiente! E’ in atto una chiara sfida contro lo Stato da parte della criminalità organizzata calabrese, alla quale bisogna reagire con interventi mirati, in termini di adeguamenti degli organici, dei mezzi e delle strutture. Occorrono norme legislative che pongano i Giudici nelle condizioni di garantire “l’effettività della pena” per i mafiosi.
Occorre un’attenzione specifica che evidenzi l’attuazione, in termini di sicurezza e di contrasto alla criminalità organizzata, di ciò che noi del Popolo della Libertà abbiamo garantito in campagna elettorale.
Sento in tal senso di dover fare appello al Presidente Berlusconi ed al Governo tutto affinché considerino la Calabria parte integrante della nostra Italia.


On. Angela Napoli

Taurianova, 18 maggio 2008

venerdì 16 maggio 2008

L'intervista all'On. Angela Napoli su La Gazzetta del Sud

16 maggio 2008
Reggini in parlamento
L'esponente di Alleanza Nazionale analizza i problemi calabresi
e indica la traiettoria del suo impegno alla Camera dei deputati

Angela Napoli: quello che le donne fanno«I tempi sono difficili ma dobbiamo credere nella possibilità di riscatto di questa meravigliosa terra»
di Pino Toscano

L'on. Angela Napoli vanta diverse legislature e ha maturato esperienze significative, come quella di vicepresidente della Commissione nazionale antimafia. Con un impegno più volte sottolineato pubblicamente da Fini, che la considera una delle migliori risorse del partito.
– La prima sensazione, a giudicare dalle scelte territoriali di ministri e sottosegretari, è che questo governo non abbia uno sguardo attento alla Calabria, anzi la consideri quasi un fastidio. È una sensazione superficiale?
«Voglio sperare che tale sensazione, peraltro comune alla quasi totalità dei cittadini calabresi, sia davvero superficiale. I problemi della Calabria sono tali che sarebbe stato impossibile pensare di colmarli con la nomina di un ministro. Dovranno essere governo e parlamento a dare soluzione alle esigenze della Calabria, ma soprattutto sarà compito dei parlamentari calabresi fare da pungolo affinché questa regione venga aiutata a diventare competitiva».
– Lei si batte per la legalità. Una battaglia sempre più difficile nella nostra regione, stando agli ultimi eventi. Non le capita mai di avvertire un senso di sconforto?
«Non nascondo che i momenti di sconforto sono tanti e che nascono in me soprattutto quando rilevo che parte delle istituzioni calabresi non lavora per garantire il rispetto della legalità e quando sono costretta a prendere atto che le mie battaglie vengono strumentalizzate. Ritengo però, al di là delle mie sensazioni, che oggi molti cittadini stiano vivendo con grande inquietudine la situazione di enorme pericolo prodotta dall'escalation della 'ndrangheta, specie nella Piana di Gioia Tauro».
– Mentre, tuttavia, la lotta alla 'ndrangheta ottiene risultati, si scopre che la procura di Reggio è infestata di cimici, talpe e corvi. Un paradosso che certo non aiuta i cittadini ad avere fiducia nella magistratura.
«Gli episodi registrati sono solo l'ultima dimostrazione dell'aria, certamente non salubre, che da tempo si vive nella procura reggina. Sono certa, però, che quanto è emerso a Reggio sia comune ad altre strutture giudiziarie calabresi. Il tutto mi appare come frutto di ingiustificate "rivalità" tra gli stessi magistrati, che finiscono col non dare un "buon servizio" all'intera amministrazione della giustizia. Questi episodi, che peraltro minano la fiducia dei cittadini nei confronti della giustizia, contribuiscono infatti, a mio avviso, ad intaccare anche l'autonomia costituzionale della stessa magistratura. Nel ribadire sincera solidarietà a tutti quei magistrati che con la loro seria attività quotidiana contribuiscono ad assicurare un vero contrasto alla 'ndrangheta e alle sue collusioni, voglio aggiungere l'invito a ricordare che i calabresi hanno sete di "giustizia vera". Mi sembra, altresì, corretto ricordare che la politica deve fare la sua parte, assicurando norme legislative che mettano i giudici nelle condizioni di garantire la giustizia e, quindi, l'effettività della pena».
– La sicurezza è il tema del giorno. Ma nelle grandi città si sta scatenando la caccia al rom. Il sindaco di Reggio ha risolto il problema, lasciato a marcire per decenni, agendo contemporaneamente sul versante della bonifica del sito e su quello dell'inclusione sociale dei nomadi. Il "metodo Scopelliti" rischia di essere sostituito dalle molotov. Possibile che non si capisca?
«Non è un caso che Scopelliti risulti tra i sindaci più amati dagli italiani. Le sue scelte sul problema dei rom hanno evitato a Reggio quanto sta accadendo a Napoli. È un esempio da seguire».
– Reggio ha undici parlamentari. È il numero delle squadre di calcio. Un gioco collettivo. Può funzionare anche in politica?
«Sono convinta che sul tema della crescita della collettività non ci si può dividere. La partita in Calabria è in "gioco" e la si può vincere solo con una "intesa di squadra"».
– Si riparla del Ponte e dell'Alta velocità ferroviaria. È il tempo della svolta?
«È sicuramente giunto il tempo di definire quella svolta iniziata nel 2001 e, pertanto, non si potrà che ripartire da quelle opere rimaste incompiute per volontà del governo Prodi e di qualche suo ministro».
– Il turismo è una delle grandi scommesse. Reggio ci crede e, in qualche misura, si è messa in cammino. Si può fare?
«Il turismo rappresenta per l'intera Calabria una delle grandi risorse di sviluppo. Purtroppo fino ad oggi non è stato considerato come tale, vuoi per mancanza di cultura adeguata, vuoi per carenza di interventi politici mirati. Basterebbe verificare come sono stati utilizzati i finanziamenti in questo settore, che necessiterebbe, ribadisco, di scelte strategiche e trasparenti. Va riconosciuta la capacità, in controtendenza, dell'amministrazione Scopelliti. Reggio è diventata polo di grande richiamo turistico e culturale».
– Certo, però, se continua la media di tre auto incendiate a notte e non si prendono mai i responsabili...
«Purtroppo gli effetti della criminalità, non solo di quella organizzata, sono verificabili in tante altre città calabresi e nazionali. Questa piaga resiste, nonostante l'abnegazione delle forze dell'ordine, per l'impossibilità di una efficiente azione di controllo dovuta alla mancanza di un adeguato supporto finanziario. L'ultima legge finanziaria varata dal governo Prodi ha infatti cancellato ingenti risorse. Sono certa che i provvedimenti dell'esecutivo Berlusconi garantiranno particolare attenzione al settore della sicurezza».
– La Regione sembra finita in un vicolo cieco. E lo stesso centrodestra non brilla per vivacità.
«La Regione Calabria è entrata nel "vicolo cieco" all'indomani dell'omicidio Fortugno e non è più riuscita a individuare le strategie necessarie per uscirne. Il fallimento della gestione politica, il coinvolgimento in procedimenti giudiziari di buona parte dei consiglieri, la decretazione di emergenza in molti settori, tra cui quello della sanità, comporterebbero un gesto di responsabilità da parte della giunta. Purtroppo l'opposizione ha la colpa di non essere riuscita a far sentire la sua presenza».
– Buttafava diceva: la vita è bella nonostante. Dobbiamo sperare "nonostante"?
«Guai se perdessimo la speranza! Abbiamo creduto per tanti anni nella possibilità di riscatto di questa meravigliosa regione; riscatto fino a oggi negato, a causa della presenza della criminalità organizzata e del sistema di malaffare e di corruzione che ha coinvolto buona parte delle istituzioni e della società. Devo dire, però, che nonostante tutto si incominciano a vedere sprazzi di luce, anche grazie al "sistema Scopelliti" a Reggio o al "sistema Traversa" a Catanzaro. I cittadini calabresi nelle ultime elezioni politiche hanno dato un grande segnale di consenso al Popolo della Libertà. Adesso tocca al governo e a noi parlamentari calabresi non deludere la fiducia riposta e non mortificare le speranze».

mercoledì 14 maggio 2008

Interpellanza al Ministro della Giustizia sul regime del 41 bis e sulle scarcerazioni "facili"

La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro della Giustizia

Per sapere – Premesso che:

- nei giorni scorsi è stato revocato il regime del 41 bis al boss della ‘ndrangheta, Franco Perna, ed al suo braccio destro, Gianfranco Ruà;

- il boss Franco Perna, che nell’importante processo “Missing”, in corso di svolgimento a Cosenza, risponde di ben 12 omicidi di mafia, risulta già condannato all’ergastolo in via definitiva per omicidio;

- anche Gianfranco Ruà, uomo di vertice dell’omonimo clan Perna-Ruà, sempre implicato nel processo “Missing”, ha avuto revocato il regime del 41 bis, applicatogli solo nel dicembre del 2007;

- negli ultimi due anni all’interrogante è apparsa un po’ troppo facilitata la revoca del regime del carcere duro, in particolare, per indiscussi criminali appartenenti a note famiglie mafiose che imperversano prepotentemente sul territorio calabrese;

- sempre negli ultimi mesi del corrente anno i calabresi sono stati costretti a registrare le scarcerazioni di noti “personaggi” della ‘ndrangheta, per scadenza dei termini di custodia cautelare;

- ed ancora, sempre i calabresi, sono stati costretti a registrare che il Tribunale dei Riesame di Catanzaro si è espresso contro l’ordinanza della Corte d’Appello con la quale veniva disposta la sospensione dei termini di custodia cautelare in carcere di Diego Mancuso, esponente di spicco dell’omonima cosca di Limbadi e ritenuto dagli inquirenti a capo di una delle tre articolazioni del clan;

- si assiste, peraltro, sempre da parte di noti boss della ‘ndrangheta, all’uso sconsiderato del “patteggiamento in appello”, dopo la sentenza di condanna di I° grado per associazione mafiosa:

- se non ritenga necessario ed urgente far effettuare un attento monitoraggio sull’effettiva applicazione del regime del 41 bis e sulle revoche di tale regime per i noti boss della criminalità organizzata, da parte dei Tribunali di Sorveglianza;

- se non ritenga, altresì, di dover avviare un’ azione di monitoraggio ispettivo per verificare le cause che sono alla base delle preoccupanti e numerose “scarcerazioni facili”, molte volte anche dovute ad inspiegabili “cavilli giudiziari”;

- quali misure di carattere generale e quali iniziative di carattere normativo si intendano assumere per contrastare efficacemente la criminalità organizzata ed, in particolare, per assicurare un maggiore rigore nell’ utilizzo delle misure della carcerazione preventiva nei confronti della criminalità organizzata e la certezza della pena rendendo altresì più restrittivi i criteri per la fruizione dei benefici carcerari per gli appartenenti ed affiliati alle cosche mafiose.

On. Angela NAPOLI

Roma 14 maggio 2008

domenica 11 maggio 2008

RIFLESSIONI SU DIMISSIONI PRESIDENTE FINI

Mentirei a me stessa se lasciassi passare la giornata odierna senza una riflessione, quasi a significare che nulla è accaduto. L’addio di Fini da Presidente di Alleanza Nazionale ha rappresentato, almeno per me, la fine di un lungo percorso politico, durante il quale si sono alternati momenti di vittoria a cocenti sconfitte, comunque un percorso politico che, pur nella diversità delle varie componenti interne, ci ha visti sempre tutti accomunati da un’unica fede nei valori che hanno rappresentato i punti cardine per la nostra Nazione. Il Presidente Fini è stato molto bravo, fin dal lontano 1994, nel guidarci e nel tenerci uniti, assumendo scelte che si sono sempre rivelate fondamentali non solo per il nostro Partito ma anche per il sistema politico italiano. Adesso tutto cambierà: Alleanza Nazionale dovrà decretare la propria fine; d’altra parte questo ci è stato imposto dagli stessi elettori, i quali hanno confermato con il loro voto la volontà di vederci uniti.
Durante i lavori odierni dell’Assemblea Nazionale non ho però registrato quella partecipazione e quella emotività che ritenevo dovuta di fronte alla decisione di Fini. Emotività che lo stesso Presidente è riuscito bene a nascondere.
Certo, non voglio scoraggiare nessuno, ma mi sento senza un vero punto di riferimento e forse, durante la mia futura attività parlamentare non avrò con chi confrontarmi: coloro che contano sono stati nominati Ministri e verranno domani nominati Sottosegretari e nella prossima settimana, referenti di Commissioni. Oggi mi sono sentita molto isolata, come se fossi diventata una “novellina” o come se mi fossi resa responsabile di non so quale “peccato”. Oggi ho capito che la meritocrazia, l’onestà e la responsabilità non sempre appagano in politica. Oggi ho capito davvero che cosa significa sentirsi soli in determinate battaglie.
Dopo i lavori di Assemblea mi sono seduta in una saletta dell’hotel ospitante ed ho meditato. Mi sono posta alcune domande: i Ministri di oggi, i futuri Sottosegretari, coloro che oggi hanno assunto le redini del Partito si sono mai ricordati che Angela Napoli ha guidato per cinque anni, in tempi difficili, la Federazione Provinciale del M.S.I. di Reggio Calabria? Che ha fatto il Consigliere Comunale di Taurianova (primo Comune d’Italia sciolto per mafia) occupando, persino da sola, per due notti e tre giorni la Sala Consiliare, col solo fine di abbattere il potere del defunto Ciccio Macrì (vecchia D.C.)? Che ha sfidato la ‘ndrangheta di Platì presentandosi da sola candidata alle elezioni comunali di quel centro nel lontano 2001? Che ha sfidato e continua a sfidare la ‘ndrangheta e tutte le sue collusioni, ricevendo minacce pressoché quotidiane? Che è una donna?
Nessuno di loro ha finto di ricordarsi tutto ciò! E’ preferibile considerarmi “scomoda” e ,come tale, persona da ignorare.

On. Angela Napoli

Taurianova, 11 maggio 2008

giovedì 8 maggio 2008

Operazione "Saline": il ruolo della 'ndrangheta, della politica, dell'imprenditoria

L’operazione “Saline”, che nella giornata di ieri ha portato in carcere il presunto boss della ‘ndrangheta di Castellace, Domenico Rugolo, e l’esponente calabrese dell’UDC, Pasquale Inzitari di Rizziconi, fornisce finalmente la risposta ad una parte delle domande da me poste ai Magistrati della DDA reggina in occasione dell’audizione con la Commissione Nazionale Antimafia il 23 luglio 2007.
Le varie indagini stanno portando alla luce la potenzialità delle cosche mafiose della Piana di Gioia Tauro e la capacità delle stesse di inserirsi in tutti gli affari del territorio, con il collante dei mondi politico ed imprenditoriale. Qualsiasi fonte di sviluppo in Calabria frena il relativo livello occupazionale, giacché finisce col “dissetare” solo la ‘ndrangheta e le persone con questa colluse.
La vicenda del “Porto degli ulivi” conferma sia che i centri commerciali sono diventati punti di riferimento per il riciclaggio del denaro mafioso, sia che la ‘ndrangheta ha raggiunto preoccupanti livelli affaristici con banche straniere, che finiscono col rappresentare punti di “lavaggio” del denaro sporco, ricapitalizzato poi nuovamente in Italia.
La capacità evolutiva delle organizzazioni criminali mafiose, nel riuscire a diventare soggetti economici sui mercati comunitari ed internazionali, rende ormai indispensabile l’affinamento delle attuali norme legislative relative all’aggressione ai patrimoni illeciti.

On. Angela Napoli

Taurianova, 08, maggio 2008

Gli Esperti ed i Consulenti per lo sviluppo del Porto di Gioia Tauro

Li conoscete?
Li avete mai visti o sapete dirmi che tipi di consulenza hanno offerto per lo sviluppo e la sicurezza del Porto di Gioia Tauro i sottoelencati signori?

Commissario Straordinario del Governo per il coordinamento
delle attività connesse allo sviluppo dell'area di Gioia Tauro

Elenco Esperti e Consulenti


Cognome Nome - Qualifica - Ufficio di Applicazione - Data scadenza - Compenso annuo lordo


Ripa di Meana Andrea - Estraneo - Comm. Straord. Gioia Tauro - 22/05/2008 - € 38.000

Lamberti Maria Antonietta - Estraneo - Comm. straord. Gioia Tauro - 22/05/2008 - € 18.000

Pujia Enrico Maria - Dirigente Ministero Trasporti - Comm. Straord. Gioia Tauro - 22/05/2008 - € 22.410

Gangemi Antonio - Avvocato dello Stato - Comm. Straord. Gioia Tauro - 22/05/2008 - € 10.000

Albanese Michele - Estraneo - Comm. Straord. Gioia Tauro - 22/05/2008 - € 12.000

Scheggi Merlini Lorenzo - Estraneo - Comm. Straord. Gioia Tauro - 22/05/2008 - € 30.000