La Calabria è la regione d'Italia che registra
il più alto tasso di disoccupazione e si ritrova ad essere amministrata da un Consiglio
regionale che non solo si ostina a mantenere "contro legge" un numero elevato di consiglieri ma anche ad
usufruire di "ignobili"
indennità di trasferta, considerata l'ubicazione di Consiglio e di Giunta in
due diverse città.
Ed i componenti di questo Consiglio regionale,
dopo essere rimasti impassibili di fronte all'arresto e alla condanna di ben
tre consiglieri, accusati di gravi reati, oggi vedono tra di loro ben dieci
indagati con l'accusa di peculato sui rimborsi dei gruppi consiliari.
E' davvero umiliante, peraltro in un momento di
grave crisi quale quello attraversato dal nostro Paese, apprendere che per il Consiglio
regionale calabrese oltre 500 mila euro di rimborsi risultano privi di giustificativo
e che tra le spese sostenute e giustificate per un altro milione di euro si
riscontrano biglietti "gratta e vinci", tasse sui rifiuti, scontrini
per singoli caffè e molto altro ancora.
Tali episodi di malcostume che si uniscono a
quelli che hanno coinvolto, in particolare nell'ultimo anno, alcuni esponenti
del mondo politico nazionale e regionale, continuano a turbare l'opinione
pubblica, contribuendo a farle perdere la fiducia nelle Istituzioni ed
incoraggiandola ad entrare nel mondo dell'antipolitica.
Il giudizio che consegue
all'insorgere di ogni nuovo e comprovato episodio scandalistico finisce con
l'estendersi, spesso ingiustamente, a tutta la classe politica dirigente,
sminuendo la stima dei cittadini in chi li rappresenta e amministra, e ponendo
in dubbio la validità stessa del sistema giuridico - costituzionale che regola
la vita del nostro Paese.
Occorre, pertanto, con
urgenza, che in una nuova legge sull'anticorruzione venga prevista
"l'avocazione allo Stato dei profitti politici illegittimi", già da
me proposta a suo tempo in Parlamento.
La responsabilità che,
più che mai in questo momento coinvolge il mondo politico a qualsiasi livello,
dovrebbe portare i pubblici amministratori e coloro che ricoprono cariche
politiche, a non aver nulla da paventare da indagini sulle origini, sulla
provenienza e sulla formazione del patrimonio proprio o familiare.
Qualsiasi politico
dovrebbe "offrire al pubblico giudizio il più ampio vaglio sul proprio
operato".
D'altra parte, così come
giustamente viene attivata la prevenzione nei confronti dei "patrimoni
illeciti" dei mafiosi, considero necessaria analoga attività nei confronti
di tutti quei politici che hanno impinguato illecitamente i loro patrimoni con
i soldi pubblici.
on. Angela
Napoli
Presidente
Associazione "Risveglio Ideale"
Taurianova,
03 aprile 2013