sabato 8 marzo 2014

Mia intervista rilasciata a DARIO CRIPPA per Il Giorno



di DARIO CRIPPA
—MONZA—

«QUANDO ho saputo cosa era avvenuto, sono andata a rileggermi quanto dissi nel 2009 in un convegno a Desio: avevo anticipato e avevo già allertato tutti; in Brianza c’era una sottovalutazione della capacità capillare delle famiglie di ’ndrangheta trapiantate al Nord di avviare sul territorio, approfittando della crisi economica, un’attività di riciclaggio spaventosa».

Per quasi vent’anni parlamentare nelle file del centrodestra, a più riprese membro della Commissione
parlamentare antimafia con cui ancora collabora, Angela Napoli, originaria della Piana di Gioia Tauro in Calabria, ha sempre combattuto contro la criminalità organizzata.
Capire come si muove la ’ndrangheta non può prescindere dalla sua esperienza e dalla sua autorevolezza.
«Le stesse tecniche utilizzate dalle famiglie “madri” calabresi sono all’opera anche qui, ma con modalità diverse perché, non essendo conosciute, sono riuscite a presentarsi con una veste perbenista per intrufolarsi negli affari creando addirittura una banca: è spaventoso».

Angela Napoli ha sempre fatto nomi e cognomi.
«Anche nel 2008, quando ero venuta per la prima volta a Monza ospite del vostro giornale, avevo fatto i nomi: oltre ai Mancuso, avevo detto che in Brianza erano attivi gli Iamonte di Melito Porto Salvo... bene, in quest’ultima inchiesta è emerso come proprio gli  Iamonte, attraverso Domenico Zema (ex consigliere comunale a Cesano Maderno, ndr), portassero voti a Massimo Ponzoni, il braccio destro di Formigoni al Pirellone...»
Infinito, Bagliore, Ulisse, ora Tibet: le ultime operazioni sembrano stroncare ogni volta i clan, ma la «malapianta» ritira fuori regolarmente la testa.
«La capacità della ’ndrangheta è proprio questa: sapersi sempre riorganizzare. I capi delle cosche da un lato prevedono sempre la propria successione in caso di arresto, dall’altro le nuove leve sono particolarmente cattive e aggressive, pronte a impossessarsi delle società attive sul territorio prendendo il posto di chi viene arrestato. E a guardare bene, i nomi che girano son sempre gli stessi: anche quando sembra che cambino si tratta di solito di parenti o comunque di affiliati che lavoravano già nelle cosche individuate dalle forze dell’ordine».

Ci vuole attenzione...
«Mai credere che la ’ndrangheta sia stata sconfitta quando i suoi capi finiscono nelle patrie galere: i grossi boss continuano a comandare anche dal carcere e hanno la capacità di garantire i propri successori.
E attenzione: nelle nuove leve si assiste all’ingresso sempre più frequente di figure femminili.
Una volta le donne di ’ndrangheta stavano a casa, oggi non più: i tempi e la società sono cambiati  anche per la criminalità organizzata calabrese».

Dunque, la ’ndrangheta non è morta, neanche stavolta...
«Che nessuno si illuda che la ’ndrangheta al Nord è stata sbaragliata:  i suoi affari sono talmente radicati da camuffarsi sotto forme di legittimità difficili da individuare.  Ci vuole una grande capacità investigativa».

La ’ndranghetaè ormai entrata nell’economia.
«In questo momento di crisi, alla luce di tassi usurari praticati dalla banche per i loro prestiti, con gli imprenditori che hanno difficoltà ad accedere al credito, la potenzialità economica della ’ndrangheta è tale da fungere da vera e propria banca alternativa. La ’ndrangheta è riuscita a inserirsi nell’economia legale e l’imprenditore in crisi cade nel tranello di chi offre denaro a tassi più convenienti, ma che pian piano diventano usurari e consentono agli uomini delle cosche di diventare i veri proprietari delle imprese. Anche se i vecchi titolari delle imprese si ritrovano a continuare comparire ai vertici delle loro vecchie società, spesso si tratta ormai di prestanome».

Cosa fare?
Occorre uscire dalla piaga della corruzione e del malaffare: se imprenditori, istituzioni e politica lo facessero, si potrebbe abbattere davvero la criminalità organizzata, che trova vitalità proprio laddove c’è la corruzione. E anche nella politica la ’ndrangheta riuscirà a penetrare finché ci saranno candidati pronti a chiedere voti al boss di turno pur di ottenere un risultato elettorale».

Alcune intercettazioni indicano come la ’ndrangheta stia attenta a non sparare più come un tempo.
«La ’ndrangheta al Nord è cambiata, non fa più scorrere scie di sangue, è questa la nuova tecnica: evita di sparare perché in quei casi ne scaturirebbe un maggior controllo da parte delle forze dell’ordine.
Preferisce dominare dove è possibile gestire gli affari: la ’ndrangheta dispone di un impero economico che le deriva dal traffico di droga e che le consente una potenzialità economica enorme che necessita però di una grande opera di riciclaggio. Non nella terra madre calabrese, però, ma al Nord, dove l’economia le consente uno sviluppo diverso».

Si è scoperto che le cosche avevano messo le mani anche nel calcio.
«In Calabria ci sono intere squadre, nei campionati minori, in mano alle cosche: garantiscono consenso sociale e la possibilità di far girare soldi».

In Brianza nessuna delle vittime ha denunciato.
«Chi non denuncia deve capire che prima o poi perderà tutto: chi cade anche una sola volta per paura, sbaglia di grosso».

E all’orizzonte c’è una nuova minaccia...
«Bisogna essere preoccupati e vigili augurandosi che nessuna forza investigativa, come purtroppo avvenuto di recente proprio a Vibo Valentia, cada nel tranello di fiancheggiare le cosche, la nuova strategia della ’ndrangheta».


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