domenica 7 dicembre 2014

'Ndrangheta? La Calabria è malata nelle fondamenta della politica

Angela Napoli a WebOggi: 'Ndrangheta? La Calabria è malata nelle fondamenta della politica 

Gaetano Romani

In qualsiasi altro paese europeo, la signora Angela Napoli sarebbe diventata un’icona di quelle che reclamano trasparenza, ordine, legalità e decoro. L’onorevole Napoli nella sua attività politica ha caratterizzato la sua presenza nel segno del contrasto alla ‘ndrangheta, il grande male che deturpa quotidianamente la sua Calabria. Vive da anni sotto scorta ma questo non le ha impedito di continuare a ribadire il suo "no" al malaffare ed alla corruzione che imperversa su questa regione. Dopo le recenti e gravissime minacce nei confronti dei pm Bruni e Lombardo, abbiamo deciso di farci dire la sua in qualità di consulente della commissione parlamentare antimafia, per cercare di chiarire le responsabilità della politica. Attraverso questa intervista, che abbiamo deciso di proporre in due parti vista la quantità dei temi trattati si andrà senza troppi giri di parole a quello che è il vero "tumore" che affligge questa regione, i rapporti tra politica, massoneria ed imprenditori.

Le cosche della 'ndrangheta avrebbero progettato un attentato nei confronti del Pm della Dda di Catanzaro, Pierpaolo Bruni. Recentemente il magistrato si è occupato delle procedure per l'applicazione del regime detentivo del 41 bis nei confronti dei maggiori boss calabresi. Un altro grave atto intimidatorio è stato rivolto contro il pm della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, attraverso una telefonata di minacce fatta nelle scorse settimane al centralino della guardia di finanza, nella quale si parlava di "200 chili di tritolo pronti per un attentato". Per entrambi tante belle parole da parte della politica, ma in concreto si fa poco o nulla? 
"La Calabria sta attraversando un periodo molto difficile e queste gravi intimidazioni ne sono la prova. Queste minacce non arrivano a caso, ma hanno lo scopo preciso di "deviare" inchieste molto importanti legate a quella che un tempo veniva definita zona “grigia” o zona dei “colletti bianchi”. Entrambe i magistrati stanno lavorando su atti molto pericolosi dove sono coinvolti personaggi “elevati”. Il magistrato Bruni è legato ad inchieste nel cosentino e nel crotonese, mentre il magistrato Lombardo, oltre ad inchieste legate ai connubi tra ‘ndrangheta, politica ed imprenditoria di Reggio Calabria, sta trattando quella di “Matacena – Scajola”, che non è di poco conto. Addirittura l'atto intimidatorio legato al pm Lombardo potrebbe provenire da ambienti interni alla procura di Reggio Calabria, non nuova a queste cose. Non dimentichiamo che nel tempo sono state trovate microspie messe accanto gli uffici del procuratore Gratteri. E’ una situazione molto pesante, ed a questo proposito devo dire che il mondo politico del rinnovamento, della legalità e dell’antimafia serve solo a fare tante chiacchiere e belle parole, ma poi di fatto non serve a nulla. So che queste parole sono molto pesanti, ma purtroppo sono vere, inoltre mi aspettavo che alle ultime elezioni regionali finalmente il mondo politico si facesse un esame di coscienza e dimostrasse responsabilità con le candidature, così non è stato, perché si va sempre alla ricerca del consenso quantitativo elettorale e non qualitativo e questo non porta da nessuna parte. Non si è voluto capire che il mondo politico continua a delegare la “pulizia” alla magistratura e questa è una totale mancanza di responsabilità, inoltre così facendo si tendono ad isolare i magistrati che diventano titolari di determinate inchieste. Non c'è unita d’intenti, cosa indispensabile per sconfiggere tutte le collusioni ed i rapporti con le varie organizzazioni criminali, si dovrebbe lavorare insieme per l'unico fine della giustizia, ma in realtà non è così”. 
La recente sentenza del processo “Alta tensione 2" ha confermato il "sistema" di corruzione e favoreggiamento che esiste in Calabria, 12 anni di reclusione a Giuseppe Plutino, (ex consigliere e assessore all’Ambiente del Comune di Reggio Calabria) accusato di aver favorito la famiglia Condemi, con precedenti per associazione mafiosa. "Alta tensione 2" ha inoltre fatto luce anche su una tentata estorsione ai danni del consigliere regionale Giovanni Nucera, il quale a sua volta risulta indagato per corruzione elettorale. Inoltre non dimentichiamo che i calabresi arrivano dall'esperienza di Scopelliti col "modello Reggio", soprattutto alla luce delle vicende giudiziarie che lo hanno contraddistinto in negativo. Alla luce di queste notizie politicamente questa terra è marcia dalle fondamenta?
“Queste notizie evidenziano uno scenario politico folle, come è una follia quanto leggo da ieri sulla stampa in merito a delle dichiarazioni rilasciate sia dall’ex sindaco del comune sciolto per mafia, nonché ex assessore regionale, Arena, sia dall’ex deputato Nucera, i quali accomunano l’azione di Reggio Calabria con il recente terremoto di "Roma Mafia Capitale" (Recente terremoto giudiziario che ha colpito Roma con un giro legato a mafia e appalti, dove sono coinvolti importanti politici, attualmente accusati di associazione di tipo mafioso e corruzione aggravata - ndr). Fermo restando che la situazione di "Roma Mafia Capitale" è esplosiva, però pretendere lo scioglimento del consiglio comunale di Roma accomunandolo allo scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria significa davvero essere fuori da qualsiasi logica di correttezza. Purtroppo Scopelliti sbagliava terribilmente quando affermava che Reggio Calabria veniva attaccata in modo indiscriminato, non possiamo dimenticare la condanna dell’ex assessore Plutino, le dimissioni l’ex assessore Tuccio, non possiamo dimenticare i tanti arresti, quello di Suraci per esempio, per non parlare poi delle partecipate, sia la Leonia che la Multiservice, avevano le “mani in pasta”. La cosa incredibile che in quel periodo Scopelliti attaccava tutti, infatti fui “colpita” anche io, all’epoca rinunciai di candidarmi a sindaco di Reggio Calabria perché secondo me il voto in quella città non era libero. Scopelliti ed i personaggi che lo contornavano mi attaccarono per settimane anche sulla stampa, dissero che avrei dovuto chiedere scusa perché avevo mortificato la città di Reggio Calabria. Poi i fatti hanno accertato chi ha veramente mortificato questa Regione, inoltre nello stesso periodo ci fu l’attacco ai giornalisti, i quali avevano la colpa di aver riportato le notizie degli arresti, delle inchieste, fino alla rovinosa caduta del tanto decantato “modello Reggio”, purtroppo per noi oltre ad essere brutte quelle notizie erano reali. Bisognava assumersi le proprie responsabilità, perché chi aveva avuto le redini dell’amministrazione di quella città, ne aveva sfruttato per interessi personali ed interessi legati alla fidelizzazione della ‘ndrangheta. Nelle inchieste sono emersi anche rapporti di parenti dei parenti di Scopelliti con questo sistema di malaffare, questa è la triste realtà emersa, questi sono fatti inequivocabili. Secondo me i giornalisti con lui sono stati fin troppo teneri, Scopelliti si è ostinato a non voler prendere atto dei fatti stessi e a non aver quella responsabilità necessaria che una  persona che amministra il bene pubblico deve avere. Questa è una terra malata che va curata”. 
Nel Gennaio 2013 riceve delle minacce di morte, "giustamente" dopo appena tre mesi le viene revocata la scorta. Lo Stato era forse complice di certi meccanismi?
“In tutta questa vicenda è “passato” un messaggio molto negativo. Il tentativo che c’è stato di sottrarmi la scorta non faceva altro che portare a compimento un disegno che accomunava in quel momento sia la ‘ndrangheta che alcuni ambienti politici in particolare quelli del mio ex partito di appartenenza, in sostanza volevano "farmi fuori" ed isolarmi nel peggiore dei modi. E’ chiaro che togliendomi la scorta i miei movimenti sarebbero stati impossibili da fare, gli ambienti politici si tenevano "per mano" con gli ambienti malavitosi. Ricordo inoltre che in precedenza avevo ricevuto due lettere dal collaboratore di giustizia Gerardo D’Urso di Vibo Valentia nelle quali, con nomi e cognomi, mi diceva di aver saputo dal boss della ‘ndrangheta reggina e dagli ambienti delle carceri che le cosche di Rosarno avevano ricevuto l’ordine di un politico della mia stessa coalizione di farmi fuori perché davo fastidio. D'Urso è stato considerato sempre estremamente attendibile tra i magistrati e purtroppo di recente è morto in circostanze poco chiare. All’epoca presentai regolare denuncia e c’era il procuratore Giuseppe Pignatone a Reggio Calabria, purtroppo però su questa vicenda non fu fatta chiarezza, gli accertamenti non portarono a nulla, il nome del politico non si venne mai a sapere. Indubbiamente in quel periodo ero sicuramente l'ultima persona a cui revocare la scorta. Purtroppo quando si rischia di intaccare qualche personaggio politico tutto si deve "chiudere" ed automaticamente si porta all'isolamento di chi porta avanti determinate battaglie, secondo me non si volle andare a fondo. Per fortuna questa vicenda si è poi conclusa in modo positivo, perché la scorta mi fu riassegnata pochi giorni dopo".
Cosa significa essere Angela Napoli in una terra come la Calabria e se tornasse indietro rifarebbe questa scelta di vita?
"Nonostante tutto non ho nessun rimpianto e non penso a "chi me l'ha fatto fare". Continuo ad essere orgogliosa di quello che ho fatto e che faccio perché posso camminare a testa alta. Rimane in me il motivo per cui mi sono incamminata nella direzione della legalità, che è quello di cercare di abbattere questo sistema di collusione, corruzione e malaffare perché amo questa Calabria quindi vorrei che la gente fosse libera. Io non sono libera di camminare perché ho la scorta, ma mi rendo conto che la gente di Calabria non è libera perché vive in questo sistema dove non c'è liberà, non c'è meritocrazia, i calabresi non sono liberi di vedersi garantiti i propri diritti. Da quando sono diventata consigliere comunale di Taurianova (che è stato il primo comune sciolto per infiltrazione mafiosa ed è stato sciolto per la terza volta sempre per questo motivo, infatti tutt'oggi è con una commissione straordinaria), ho deciso di portare avanti determinati ideali, inoltre le mie sono battaglie sempre attuali e nascono dalla volontà di combattere il sistema che accomuna la 'ndrangheta, la politica, il mondo imprenditoriale e la massoneria".

Domani la seconda parte dell’intervista all’Onorevole Angela Napoli. Dirà la sua sull’ascesa del “sottobosco malavitoso” che sta vivendo la città di Catanzaro.


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