Intervista: L'On. Angela Napoli
dei lodi arbitrali si era già occupata
in Parlamento
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Susanna Camoli
Regione Calabria definita dalla
Corte dei conti di Catanzaro un “poltronificio”, rilevato un buco di bilancio
di 120milioni di euro. Si parla ancora di lodi arbitrali, nel 2012 l’ on.
Angela Napoli presentò a riguardo un’ interrogazione parlamentare della quale
riportiamo un breve pezzo: “tra le ragioni addotte a motivo della
bocciatura del bilancio ci sarebbe la significativa e ingiustificata previsione
in aumento dei debiti dell’azienda nei confronti dei suoi creditori; in
Calabria, nell’ultimo periodo e secondo quanto risulta all’interrogante,
sembrano essere stati perfezionati degli strani accordi tra alcune aziende
sanitarie provinciali e i loro creditori; molti dei sopracitati accordi
sono stati stipulati con l’ASP di Cosenza e riguardano proprio i crediti verso
case di cura; la maggior parte di questi crediti sembrerebbero essere
individuabili nelle somme riferite all’extrabudget delle case di cura private
accreditate;”
Ad oggi
la situazione non cambia, la Sanità continua a sprofondare in Calabria e i calabresi
ne pagano i conti. Ne abbiamo discusso in un’ intervista con Angela Napoli,
presidente associazione Risveglio Ideale.
- Ancora
una volta a discapito dei soldi pubblici, l’ Asp di Cosenza si affida ai
lodi arbitrali, l’ultimo caso è una struttura sanitaria che sarebbe dovuta
sorgere a San Giovanni in Fiore e per la quale sono stati stanziati circa
due milioni di euro, per un’opera mai realizzata di cui si parla già dagli
anni ’90. Nel 2012 lei stessa presentò un’interrogazione parlamentare
riguardante l’ Asp di Cosenza, ma a quanto pare a distanza di anni
cambiano gli attori (forse) ma non i metodi. Come si è evoluta la situazione
in questi anni?
Già nel maggio 2012
con la mia interrogazione parlamentare, trasmessa anche, per eventuali
interventi di competenza, alla Procura della Repubblica di Cosenza e alla Corte
dei Conti regionale di Catanzaro, avevo denunziato il fatto che il commissario
ad acta del tempo aveva provveduto a bocciare il bilancio preventivo
dell’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) di Cosenza e che tra le cause addotte
per la mancata approvazione vi era una significativa ed ingiustificata
previsione in aumento dei debiti dell’azienda nei confronti dei suoi creditori.
Sempre nell’atto parlamentare da me presentato denunziavo, altresì, che mi
risultava sembrassero essere stati perfezionati strani accordi in Calabria tra
alcune aziende provinciali ed i loro creditori e che molti di tali accordi
erano stati stipulati proprio con l’ASP di Cosenza e riguardavano crediti verso
case di cura. Parlavo ancora di svariati Lodi arbitrali, per diversi milioni di
euro, proprio adottati dall’ASP cosentina. Allora il mio atto ispettivo
parlamentare ebbe un forte rilievo sulla stampa regionale, ciononostante sono
passati ben tre anni e, a mio avviso, anche grazie al mancato intervento da
parte della Magistratura cosentina, pur essendo cambiati i vertici direttivi di
quell’ASP, siamo costretti ad apprendere che permane il ricorso ai lodi
arbitrali e, guarda caso, sempre per strutture sanitarie private. Registriamo
quindi che nulla è cambiato in termini di sperperi, nonostante i costanti tagli
nella sanità e le conseguenti penalizzazioni per il diritto alla lite dei
cittadini calabresi.
- Da
quando fece la sua interrogazione ad oggi, sono stati presi provvedimenti?
Secondo lei qual’ è il motivo per il quale ancora si assiste a tali
“disastri” in un settore di vitale importanza e sul quale non si riesce a
smettere di speculare ai danni dei cittadini calabresi?
Purtroppo sono
convinta che la mia interrogazione parlamentare sia finita solo agli atti in
Parlamento e al Ministero della Salute e giaccia altresì comodamente in qualche
cassetto della Procura cosentina, il che’ ha consentito all’ASP cosentina di
proseguire indomita nelle sue illiceità a discapito della corretta e necessaria
assistenza sanitaria dovuta ai cittadini. Va, altresì, ricordato che l’ASP di
Cosenza e’ stata sottoposta ai lavori di una Commissione d’accesso, la
cui relazione, ad avviso del Ministero dell’Interno, non ha portato allo
scioglimento. Personalmente, però, è mio convincimento che sull’ASP cosentina
permangono forti “protezioni”, in particolare di natura politica, e che,
pertanto, si continuano a perpetrare illiceità a vantaggio di alcuni ma a
discapito di un perdurante dissesto finanziario che comporta poi tagli nel
settore e, quindi, scarsa garanzia per il rispetto del diritto alla salute.
- Nonostante
gli scandali, le indagini e le “irregolarità” che si susseguono negli
anni, la Regione Calabria non smette di scrivere pagine negative per la
nostra terra. Negli ultimi giorni, infatti, la Corte dei conti di
Catanzaro ha definito la Regione Calabria un “poltronificio”. Come si
legge da “Il fatto quotidiano” si è rilevato: “Un bilancio con un buco non
inferiore a 120 milioni di euro: 32 provenienti dai debiti fuori bilancio
(che non sono stati conteggiati e privi di qualsiasi copertura
finanziaria), gli altri 88 determinati dalla modifica della normativa
sulle anticipazioni di liquidità in tema di spese sanitarie”. Cosa ci dice
a riguardo?
Forse il comune
cittadino potrà anche essersi sorpreso nel leggere i vari articoli riportati su
Il Fatto Quotidiano, relativi ai rilievi evidenziati dalla Corte dei Conti
sulla Regione Calabria, ma personalmente ne ero consapevole. Da anni, con
responsabilità delle Amministrazioni succedutesi, indipendentemente dal colore
politico di appartenenza, la Regione Calabria e’ diventata un comodo
“poltronificio”; basterebbe ricordare il famoso “concorsone”, gli incarichi di
consulenze o quelli affidati senza alcun concorso selettivo, l’elevato numero
di incarichi dirigenziali assegnati in spregio di qualsiasi normativa vigente
in materia, gli uffici regionali creati “ad hoc” (vedi “caso Sarlo”), ecc.
Questa situazione, perdurante nel tempo, a mio avviso è dovuta ad una specie di
grazia di impunità per i responsabili e per quella parte del mondo politico, di
colore trasversale, che ha fatto della Regione il proprio impero elettorale.
- Sempre
da “il fatto quotidiano”: “Allo stato dell’analisi, difatti, si evidenzia
un netto negativo, che possiamo tranquillamente chiamare buco di bilancio,
pari a più di trentadue milioni di euro. Situazione peggiorata rispetto al
2013. Tutto questo poteva essere evitato con l’adozione di adeguati quanto
dovuti correttivi durante l’esercizio finanziario, in modo da evitare che
gli impegni di spesa superassero le risorse accertabili”. La situazione è
peggiorata anche quando si pensava che peggio non potesse andare. Spesso
le abbiamo chiesto come mai accade questo, e la risposta pare essere sempre
una, si pensa ai propri interessi e non a quelli dei calabresi, ma la
domanda sorge inevitabile. E’ possibile che non si riesce a lavorare sugli
ormai gravissimi problemi della Calabria in modo serio e competente? Cosa
direbbe all’ attuale governatore?
Il buco individuato
dalla Corte dei Conti nel bilancio regionale è conseguenza di una politica
fallimentare e della gestione disastrosa, a volte “di comodo”, delle finanze
pubbliche. Gli eccessivi impegni di spesa, infatti, superiori alle risorse
accertabili, sono proprio dovuti ad una insana gestione della cosa pubblica,
sicuramente per nulla assimilabile a qualsiasi corretta gestione di un bilancio
familiare. Se è vero che spese ingenti possono essere legate ad interventi
emergenziali, è altrettanto vero che non si è mai fatta una programmazione
utile alle necessarie fasi di prevenzione. Non dimentichiamo, poi, che la
Regione Calabria è stata gestita da Amministratori che si sono resi
responsabili del buco di bilancio creatosi nel Comune di Reggio Calabria e di
conseguenza…E per concludere, pur con la consapevolezza di tirarmi addosso un
mare di critiche, mi sono persuasa che forse il Governo Renzi avrebbe dovuto
abolire le Regioni piuttosto che le Province.